Università degli studi di Pavia

 

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Tarantola attività di ricerca

Le complicazioni biliari sono il tallone d’Achille nel trapianto di fegato. Data la scarsità dei donatori, anche i “fegati marginali” con un modesto grado di steatosi vengono utilizzati per i trapianti, nonostante la loro scarsa tolleranza alla tradizionale preservazione a freddo. Il nostro gruppo sta sviluppando una tecnica di preservazione alternativa alla tradizionale Cold Storage (a 4°C) denominata Machine Perfusion Subnormotermica (a 20°C). La mia attività di ricerca consiste nell’analizzare markers adeguati a monitorare su un modello animale (ratti Zucker magri ed obesi, Wistar di controllo) le condizioni del fegato durante le varie fasi del trapianto. I ratti Zucker obesi sono frequentemente usati come modello di obesità e di insulino-resistenza. Sono omozigoti per una mutazione a carico dei recettori per la leptina così che, non sentendo lo stimolo della sazietà, continuano a mangiare diventando obesi e iperinsulinemici. Gli Zucker magri sono invece eterozigoti per la mutazione fa e mantengono un fenotipo magro. In particolare il mio studio verte sull’attività e l’espressione della Dipeptidilpeptidasi IV (DPP-IV) in tutte le strutture dell’albero biliare: canalicoli, canali di Hering e dotti. L’attività della proteina è stata visualizzata attraverso un metodo enzimoistochimico, la sua espressione è stata valutata immunoistochimicamente e attraverso la Reazione a Catena della Polimerasi (PCR). Un ulteriore marker, la γ-glutamil-transpeptidasi (γ-GT) è attualmente in avanzata fase di sperimentazione.
 
 
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